lunedì 1 novembre 2010

1944 i tedeschi arretrano sul fronte orientale

Offensive e controffensive tedesche e sovietiche si erano moltiplicate sul fronte orientale a partire dal settembre del 1943. Il 19 novembre, nonostante la resistenza tedesca i russi avevano ripreso Kiev e a nulla valse la furibonda controffensiva tedesca condotta dal Generalfeldmarschall von Manstein per riconquistare la città. La controffensiva tedesca, dopo qualche successo, si infranse definitivamente sul finire di dicembre contro una nuova e più decisa offensiva sovietica.

Il nuovo attacco russo si sviluppò il 29 dicembre ’43 nella parte centrale degli oltre 2.400 chilometri della lunga linea del fronte russo tedesco. La spallata la diede il I.o Fronte Ucraino del  Generál Ármii Fyodorovich Vatutin.

Quel 29 dicembre il XXXXVIII. Panzerkorps era nell’area di Berdichev, poco meno di 150 km ad ovest di Kiev quando i sovietici del I.o Corpo d’armata della Guardia e del 3.o Corpo corazzato della Guardia lo affrontarono. Il Panzerkorps, già provato da tante battaglie, aveva una linea di soli 130 carri efficienti, i sovietici disponevano di 500 corazzati.

Fu uno scontro duro. I tedeschi opposero la loro esperienza e tenacia contro un avversario che ormai schierava mezzi di ottima qualità ed equipaggi sempre più preparati. Con le prime luci del giorno del 29 dicembre 140 T34 affrontarono la 1. SS Panzer-Division "Leibstandarte SS Adolf Hitler". A sera sessantotto T 34 erano in fiamme, ma oltre quaranta carri russi avevano sfondato il fronte tedesco penetrando in profondità. Quel poco che restava della “Leibstandarte” dovette ripiegare per non finire accerchiata.

Il 31 dicembre lo scontro si riaccese poco più a nord. 68 corazzati sovietici vennero distrutti ma i tedeschi dovettero ancora arretrare consentendo al Generál Ármii Vatutin di entrare trionfalmente a Zitomir, importante nodo sulla via che da Kiev porta a Varsavia.

Il 3 gennaio 1944 i sovietici varcavano in più punti quello che nel 1939 era il confine con la Polonia.

Da nord a sud i sovietici all’attacco.

Von Manstein, e molti alti ufficiali tedeschi da mesi tentavano di convincere Hitler ad autorizzare un arretramento del fronte per organizzare una più solida cintura difensiva su posizioni più vantaggiose e con una linea di fronte meno estesa, ma il Führer non voleva sentire ragioni.

Sicuramente un arretramento ben governato avrebbe consentito di riorganizzare le riserve, accorciare le linee di rifornimento e dare respiro alla linea sottoposta ormai da mesi ad una pressione continua. L'iniziativa perorata dai generali avrebbe favorito la difesa ma in realtà il problema era ben oltre: gli Alleati in generale e, nel particolare i sovietici avevano ormai messo in moto una formidabile macchina produttiva e inoltre disponevano di risorse umane ben superiori a quelle tedesche.

Gli "Alleati" erano tali anche nelle produzioni, ovvero Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada ed Unione Sovietica erano globalmente diventati una possente macchina di produzione di oggetti bellici. I tedeschi anche in questo non riuscirono mai a coinvolgere pienamente i loro alleati e restarono soli a costruire significativi quantitativi di sistemi bellici. I loro alleati produssero durante le fasi del conflitto mezzi militari in quantità e qualità (e qualità) assolutamente irrisorie.

A metà di gennaio i russi ripresero l’iniziativa nell’Ucraina occidentale. Lo scontro lo portarono quattro corpi d’armata del I.o Fronte Ucraino. La Wehrmacht, le SS, la Luftwaffe come sempre si opposero tenacemente, ma dovettero arretrare dopo molte perdite. Von Manstein, anche contro il volere del Führer, per evitare l’annientamento fece arretrare le sue forze; fu una manovra brillante ma molto materiale dovette essere abbandonato.

L’offensiva sovietica proseguì per gran parte del mese di febbraio e quando l’urto russo si acquietò molta parte del settore più a nord del fronte meridionale tedesco era arretrato. In particolare, mentre la linea più a meridione di quel fronte, quella che si affacciava sul Mar Nero, restava ancora ferma alle foci del Dnieper, a nord, nella zona ad ovest di Kiev i sovietici avevano creato un profondo saliente che si incuneava nel fronte tedesco per oltre 250 chilometri. Un cuneo che arrivava a lambire la cittadina di Kowel ad una sessantina di km dal vecchio confine tra Unione Sovietica e Germania del giugno 1940.

A sud il fronte tedesco si stava tendendo pericolosamente e li le forze più provate ed esposte erano quelle di von Manstein, l'Heeresgruppe B.

A marzo del 1944 Hitler ordinò di predisporre una serie di “istrici” (posizioni fortificate) lungo tutto il fronte orientale. Lo scopo era quello di inchiodarvi sopra il maggior numero di reparti russi. Naturalmente ai comandanti degli “istrici” fu messo in chiaro che non avrebbero dovuto in nessun caso né ripiegare, né arrendersi. In quello stesso mese i sovietici furono di nuovo all’ offensiva e questa volta coinvolsero tutto il settore meridionale del fronte: quello tenuto dal Heeresgruppe di von Manstein e quello ancora più a meridione di competenza del Heeresgruppe A del Generalfeldmarschall Ewald von Kleist.

L’intenzione russa era di puntare alla Polonia meridionale mentre più a sud si voleva riconquistare il porto di Odessa, raggiungere la Bessarabia e i confini della Romania e riprendersi finalmente la Crimea e Sebastopoli.

I sovietici schieravano di fronte alla Polonia meridionale Vatutin con il I.o Fronte Ucraino, più a sud il II.o Fronte Ucraino del Márshal Sovetskogo Souza Ivan Konev, quindi il III.o Fronte Ucraino del Generál Ármii Malinovskij e sulle coste del Mar Nero il IV.o Fronte Ucraino del Generál Ármii Toulbukhin. I quattro Fronti (che grosso modo corrispondevano ai Gruppi di Armate tedeschi) disponevano di 26 Corpi d’armata.

Nell’attacco russo del 4 marzo una grave minaccia la corse ancora il XXXXVIII. Panzerkorps che per poco non finì in una sacca sovietica. Il General der Panzertruppen Hermann Balck, comandante il Panzerkorps riuscì ad evitare l’accerchiamento arretrando velocemente le sue forze ed arroccandole ad ovest di Tarnopol tra le prime propaggini dei Carpazi.

Problemi seri li ebbe invece la 1. Panzerarmee del Generaloberst Hans-Valentin Hube , che nel tentativo di contenere la valanga sovietica, rimase intrappolata sulle rive del fiume Bug a sud est di Tarnopol.

Per alcune settimane la 1. Panzerarmee restò completamente isolata dal resto delle forze tedesche e dovette essere rifornita per via aerea. Anche se accerchiata l’unità di Hube si batté con ostinazione e costrinse i sovietici a concentrare ben 9 Corpi d’armata nell’area compresa tra i fiumi Bug e Dniester. Ciò fece perdere slancio ai russi che dovettero rallentare l’avanzata verso il confine rumeno.

Per liberare la 1. Panzerarmee dalla morsa sovietica von Manstein organizzò una massiccia puntata di soccorso ed il 9 aprile le forze della 2. SS-Panzerdivision "Das Reich" riuscirono ad aprire un varco attraverso il quale la Panzerarmee si ritirò portando in salvo anche il suo materiale.

Sul finire di marzo, durante gli scontri il Generál Ármii Vatutin, comandante il I.o Fronte Ucraino, venne gravemente ferito. Il generale non riuscì a superare le complicazioni seguite agli interventi chirurgici e morì all’ospedale di Kiev il 14 aprile 1944. Il comando del I.o Fronte Ucraino, fu preso dal Márshal Sovetskogo Souza Zukov.

Il generale Hube, invece, dopo essersi svincolato, con la sua armata, dalla sacca sovietica, fu convocato a Berlino per la consegna di una decorazione. Il generale partì la mattina del 20 aprile 1944 ma l’aereo su cui viaggiava fu abbattuto ed Hans Hube fu tra le vittime.

Più a sud intanto, sulle coste del Mar Nero, i russi dilagavano ben oltre il Dniepr e spingevano i tedeschi oltre il fiume Bug. Il 10 aprile Odessa veniva riconquistata e il porto della città poteva riprendere a funzionare per rifornire i sovietici.

Le forze del Heeresgruppe A die Kleist intanto sotto i colpi sovietici arretrarono sino al confine Rumeno.

Il 10 aprile i sovietici del IV.o Fronte Ucraino attaccavano la penisola di Crimea, tenuta per lo più da forze rumene. In poche settimane la penisola fu nuovamente russa ed il 9 Maggio 1944 anche Sebastopoli veniva ripresa.

L’ampio arretramento in tutta la parte meridionale del fronte rese Hitler furibondo. Von Manstein e Kleist vennero immediatamente rimossi dai rispettivi incarichi e sostituiti dal Generalfeldmarschall Walter Model e dal General der Gebirgstruppe Schöerner.

Verso la metà del ‘44 il fronte a sud si stabilizzò mentre i sovietici riprendevano l’iniziativa a nord davanti agli stati baltici.

Per le forze tedesche ad est ormai si era all’inizio della fine, tatticamente la tecnica tedesca era superiore ma le unità erano ormai sempre più a corto di in uomini, mezzi e rifornimenti.

I sovietici erano invece sempre più numerosi, la loro industria sempre più produttiva e dove non era sufficiente la sua potenzialità produttiva arrivavano gli aiuti degli alleati: mezzi militari, ma anche cavi telefonici, gomma, esplosivo e persino locomotive e rotaie per il ripristino delle strade ferrate.

Oltre ad ogni considerazione sulla produzione e sui rifornimenti fu comunque sotto il profilo strategico che l’Unione Sovietica segnava parecchi punti al suo attivo. I tedeschi mantenevano ancora una elevata capacità di risposta tattica, ma le scelte strategiche dei generali sovietici si riveleranno sempre più accorte.

Dopo Stalingrado, finita la fase trionfale ed offensiva, i tedeschi pareva non fossero più in grado di dare un vero scopo alla campagna militare che avevano messo in atto. Le loro posizioni si richiusero a riccio sulle farneticazioni di Hitler che gridava di “non arretrare” e quelle dei militari che avrebbero voluto “accorciare” il fronte per “resistere” da posizioni probabilmente più vantaggiose. In ambedue i casi una strategia di puro contenimento senza progetti per l’eventuale “dopo”.

Da parte di Hitler la testardaggine nel “non arretrare” ed il concentramento di gran parte delle forze ad est almeno obbediva ad un obiettivo politico: tirare per le lunghe la guerra con Stalin in attesa che l'alleanza tra i totalitari sovietici e i liberal democratici americani ed inglesi arrivasse a rompersi.

Hitler riteneva qiell’alleanza “innaturale”, (aveva anche ragione) ma anche di fronte a questo obiettivo politico egli non condusse però mai vere iniziative di stimolo a riguardo. Fondamentalmente si limitò ad augurarsi che ciò succedesse.

Hitler e qualche disperato si augurava anche che il contenimento dei sovietici e degli alleati desse tempo alle “armi segrete” (oggi diremmo allo “sviluppo tecnologico”) di maturare e divenire risolutive. Ma per i tedeschi di tempo ce ne era sempre meno.

A metà del 1944 la Germania distribuiva le sue forze per un quarto ad occidente e per tre quarti sul fronte russo. In quel periodo la Germania e i suoi alleati, ad oriente, avevano una linea di 4 milioni di uomini con 49.000 cannoni, 5.250 corazzati e 2.800 aerei. Su quello stesso fronte l’Unione Sovietica disponeva di una linea oltre 6 milioni di uomini, 92.000 cannoni e oltre 13.000 aerei.

I sovietici stavano raccogliendo sempre più risorse e riserve e le organizzavano in modo da poter colpire in più punti il fronte tedesco.

I generali tedeschi invece continuavano a sottovalutare l’avversario. Il Generalfeldmarschall Wilhelm Keitel, capo dell’Oberkommando della Wehrmacht nel maggio del 1944, durante una conferenza con alti ufficiali del fronte orientale dichiarò: “Dalle infor­mazioni a disposizione circa la situazione milita­re e politica in generale si deduce che i russi probabilmente con­centreranno il grosso del­le loro forze solamente nel settore meridionale del fronte. Attualmente, essi non sono in condizione di dare bat­taglia in più direzioni contempora­neamente”.

Nel giugno del 1944 sul fronte contro la Germania l’Unione Sovietica schierava sul campo 12 Fronti: il Fronte della Carelia, il Fronte di Leningrado, il I.o, II.o, III.o Fronte Baltico, il I.o, II,o, III.o Fronte della Bielorussia e il I.o, II.o III.o e IV.o Fronte dell’Ucraina. I Fronti, tra le unità in linea e le riserve, riunivano: 430 divisioni di fanteria, 300 brigate corazzate, 40 divisioni di cavalleria e 95 reggimenti carri indipendenti.

Gli standard delle unità erano ormai molto elevati e non avevano nulla da invidiare a quelli degli altri alleati, il materiale era abbondante e molto standardizzato.

I carri erano organizzati dal 1942 in brigate, ciascuna con un reggimento corazzato, un battaglione di fanti motorizzati, un gruppo esplorante, una compagnia mortai, una compagnia anticarro e un reparto antiaereo. In tutto le brigate disponevano da 65 a 75 T 34. Le brigate generalmente operavano riunite in corpi corazzati, i quali disponevano generalmente di tre brigate corazzate, due battaglioni di carri pesanti (nel ’44 per lo più già dotati di carri JS I o II), una brigata fucilieri motorizzati, due reggimenti di cannoni d’assalto, un reggimento di artiglieria motorizzata, un reggimento mortai, un reggimento lanciarazzi, reparti esploranti e contraerei. In tutto un corpo corazzato aveva in linea quasi 300 corazzati..

Il quantitativo di carri a disposizione dei sovietici in quei giorni non è mai stato completamente chiarito. Nel passato vi fu chi parlò (anche in occidente) di oltre 120.000 carri ma la cifra è esagerata. Probabilmente più di 40.000 carri erano a disposizione dei reparti, mentre almeno altrettanti corazzati erano sui piazzali di stoccaggio pronti a reintegrare le perdite. Sicuramente i carri a disposizione dei sovietici erano tantissimi.

I tedeschi e i loro alleati, sull’altro lato del fronte dispiegavano all’estremo nord un Gruppo di armate finlandesi, rafforzato da un corpo da montagna tedesco, poi scendendo verso sud vi era il Heeresgruppe Nord, il Heeresgruppe Mitte, il Heeresgruppe Nordukraine (già Heeresgruppe Süd), e l'Heeresgruppe A, poi Heeresgruppe Südukraine.

In tutto i tedeschi avevano in linea 150 divisioni di fanteria, 22 divisioni corazzate e 8 divisioni di Panzergrenadier. Tutte le unità erano molto provate e tutte avevano gli organici molto ridotti. I tedeschi disponevano di 3.500 carri, 2.800 dei quali a disposizione dell'Heeresgruppe Nordukraine e dell'Heeresgruppe A.



La Finlandia vacilla.

A giugno i sovietici ripresero l’iniziativa sul fronte finnico, nella Carelia, nel settore a nord di Leningrado.

Le forze del Fronte della Carelia del Generál Ármii Kirill Meretskov si mossero l’8 giugno verso la vecchia frontiera finlandese. 21.o, 23.o e 59.o Corpo irruppero sulla lingua di terra tra il Golfo di Finlandia e la sponda ovest del lago Ladoga. L’area era difesa dalle fortificazioni della linea Mannerheim e presidiate dal 3.o, 4.o e 5.o Corpo finlandese. L’impeto sovietico fu tale che in soli dodici giorni essi superavano fortificazioni e difensori conquistando la città di Viipuri a 120 km dalla linea di partenza dell’offensiva.

Tra il 20 ed il 21 giugno ad est del Ladoga e più a nord oltre il lago Onega i sovietici del 7.o ed del 32.o Corpo andarono all’attacco. Dopo qualche difficoltà per il 7.o Corpo le forze russe respinsero definitivamente i finlandesi del 2.o e 6.o Corpo conquistando la linea ferroviaria che conduceva a Murmansk sul Mar Artico. I finlandesi sfiniti, intrapresero riservatamente i negoziati per la resa. I tedeschi però furono attenti e intervennero sul governo finlandese mandando a monte tutto.

Sempre a giugno il I.o, II.o e III.o Fronte Bielorusso, sulla supervisione di tutti e tre coordinati dal Márshal Sovetskogo Souza Zukov, divenuto vice comandante supremo delle forze sovietiche, attaccarono lungo tutto il fronte tenuto dal Heeresgruppe Mitte del Generalfeldmarschall Ernst Busch.

L’operazione scattò tre anni dopo l’inizio della guerra, il 23 giugno 1944. L’offensiva assunse per i sovietici il nome in codice di “Operazione Bagration”.

Nelle prime ore del 23 giugno l’artiglieria sovietica cominciò a battere le posizioni tedesche. Zukov, in alcune parti del fronte aveva concentrato per ogni chilometro più di 200 tra cannoni e Katyusha. Con il fare del giorno arrivarono anche gli aerei a centinaia che sconvolsero postazioni difensive, basi, nodi di comunicazione tedeschi. Il Generalfeldmarschall Busch a tutta questa valanga di fuoco poté opporre ben poco, da qualche giorno anche molti aerei della Luftwaffe erano stati trasferiti sul fronte occidentale nel tentativo di trattenere gli Alleati sbarcati in Normandia.

L’attacco si sviluppò su un fronte lungo oltre 560 km. Scattarono per primi sui tedeschi le forze del I.o Fronte Bielorusso comandate dal Márshal Sovetskogo Souza Konstantin Rokossovsky: 20 Divisio­ni di fanteria ed i carri del 5.o Corpo corazzato della Guardia. In breve la città di Vitebsk venne presa. Mossero presto anche altri Fronti sovietici: I.o e IV.o Fronte Baltico, II.o e III.o Fronte Bielorusso ed il Fronte Baltico.

Nell’attacco i sovietici si fecero precedere da massicci bombardamenti aerei e di artiglieria. Con lo scopo di neutralizzare le postazioni anticarro tedesche mosse poi l’ondata dei reparti di fanteria supportata da reggimenti di carri pesanti. A un migliaio di metri dalla prima ondata una seconda ondata: fanti appoggiati da T 34, alle spalle di questa seconda ondata ancora un terza ondata di assaltatori composta da centinaia di T 34 con i fanti appollaiati sullo scafo.

Le prime due ondate sconvolsero le difese tedesche, la terza li braccò e penetrò in profondità. I tedeschi furono letteralmente travolti dall'impeto sovietico e dai loro carri (almeno 3.000) concentrati nell’area d’attacco. Il Feldmaresciallo Busch fu colto di sorpresa ed arretrò. Mogilev, Bobruysk e il 3 luglio Minsk tornarono in mani sovietiche. Il 4 luglio le forze di Zukov raggiungono e superano gran parte del vecchio confine con la Polonia del 1939.

Busch venne destituito da Hitler ed al suo posto il 28 giugno arriva Model.



I Sovietici insistono



Ma i sovietici non si fermarono ed il 4 luglio un ennesima offensiva affrontò il Heeresgruppe Nord che appoggiandosi sulle rive del Baltico teneva Estonia, Lettonia e Lituania. Al comando del Heeresgruppe Nord, dal 3 luglio, era il Generaloberst Johannes Frießner. L’offensiva inizialmente non fu massiccia ma in breve i movimenti del fronte si estesero sino alla parte più meridionale del fronte coinvolgendo il Heeresgruppe Mitte e ancora più a sud parte del Heeresgruppe Nordukraine, ove nell’ennesimo balletto dei comandi, il Generaloberst Reinhart stava sostituendo Model destinato all'Heeresgruppe Mitte.

In questo confuso periodo è piuttosto complesso inseguire i movimenti degli alti ufficiali. Tra i tedeschi regnava più l’incertezza che la ricerca di un obiettivo qualunque. Pareva si cercasse a caso chi avrebbe saputo risolvere il guazzabuglio in cui ci si era cacciati. Per assurdo l’unica certezza era Hitler che continuava a gridare di “resistere” anche se resistere non era pensabile era poi Hitler a inviare a destra e manca i suoi ufficiali spesso senza dar tempo agli stessi di prendere veri provvedimenti.

L’ennesima offensiva russa, comunque, sorprese i tedeschi nel momento in cui stavano cambiando, per l’ennesima volta, i maggiori comandanti dell’area. A muoversi contro i tedeschi erano il Fronte di Leningrado, il 3.o, 2.o, 1.o Fronte Baltico, il 3.o Fronte della Bielorussia ed il 4.o Fronte Ucraino.

Dopo una serie di attacchi locali il grosso dell’offensiva si sviluppò minacciosamente verso la Lituania di fronte a Vilnyus, nel settore di competenza del Heeresgruppe Mitte. L’attacco in questa parte del fronte progredì rapidamente. L’avanzata sovietica minacciò presto il fianco sinistro del Heeresgruppe Nord che correva il rischio di restare presto intrappolato.

Preoccupato dalla situazione il Generaloberst Johannes Frießner chiese a Hitler l’autorizzazione a far ripiegare i suoi uomini. Per tutta risposta Hitler il 12 luglio destituì Frießner sostituendolo con il Generaloberst Schöerner, già comandante del Heeresgruppe Südukraine.

Il 13 luglio 20.000 pezzi d'artiglieria e 2.500 aerei sovietici riprendono l’iniziativa contro i tedeschi del Heeresgruppe Mitte e del Heeresgruppe Nordukraine. Vilnyus è presto espugnata. Il 16 luglio il fronte tedesco crolla e 15 brigate corazzate vengono lanciate all’inseguimento dei tedeschi in rotta. Solo due divisioni corazzate tedesche tentano di opporsi al dilagare dei T 34, ma è un’impresa impossibile, pochi carri tedeschi logori e a corto di rifornimento contro circa 1.800 carri sovietici.

Viene inviata sul posto l’8. Panzer-Division a rinforzo ma i suoi carri sono sorpresi mentre si avvicinano al fronte. Le colonne di carri tedeschi vengono sorprese dagli Ilyushin Il-2 "Sturmovik" e presto le strade si riempiono di carri distrutti, l’intera divisione è annientata.

Il 17 luglio Stalin face sfilare per le strade di Mosca 57.000 prigionieri tedeschi catturati sui vari fronti.

Il 20 luglio Hitler nel quartier generale di Rastenburg (oggi Kętrzyn) subiva un grave attentato; una bomba piazzata dal Oberst Stauffenberg lo feriva seriamente. La repressione fu durissima: 4.980 ufficiali vennero più o meno sommariamente giustiziati. Un Hitler ferito, quasi assordato e più che mai furibondo nominò il Generaloberst Guderian a Capo dello Stato Maggiore della Wehrmacht (Chef des Generalstabs des Heeres).

Intanto i tedeschi non riscivano più a contenere le forze sovietiche e continuavano a ripiegare lungo tutti i 400 km del fronte Ucraino. Le avanguardie sovietiche raggiungono ed oltrepassano la Vìstola.

Varsavia è ormai a due passi. Nella zona, a fronteggiare la il 2.o Corpo Corazzato Sovietico arrivano altri rinforzi tedeschi: la 19. Panzer-Division, la Panzer-Division Hermann Göring, la 3. SS Panzer-Division "Totenkopf" e la 5. SS Panzer Division "Wiking" e la Panzer-Grenadier-Division Großdeutschland.

II 25 luglio in un bollettino Mosca afferma che i tedeschi avevano avuto in un mese 380.000 morti e 150.000 prigionieri. Le forze sovietiche in quel periodo avrebbero distrutto 8.700 cannoni, 2.700 carri e 57.000 veicoli diversi.

Varsavia è ad una trentina di chilometri dalle avanguardie sovietiche. Il 1.o di agosto Varsavia si ribellava ma i sovietici non fecero alcuno sforzo per correre in suo aiuto e per i polacchi finì molto male. Formalmente i sovietici dichiararono che non potevano allungare troppo le loro linee di rifornimento; nella scusa vi era anche del vero ma in realtà l’atteggiamento sovietico di fronte al massacro nel quale finì la sollevazione polacca era l’effetto di duri contrasti tra Mosca e il governo polacco in esilio. Un atteggiamento che rivelava le crepe profonde tra Mosca e “gli altri” Alleati e che poi si espressero più chiaramente nei tempi della “Guerra Fredda”.



I Sovietici conquistano gli stati baltici.



Tra il 26 ed il 27 luglio sul fronte dei paesi baltici i sovietici ripresero ad avanzare in Estonia ed in Lettonia. Guderian capì che la minaccia per il Gruppo d’Armate Nord era imminente, cercò di convincere Hitler a consentire al ripiegamento delle forze. Hitler rifiutò ogni arretramento.

A sud ed a nord delle punte avanzata del I.o Fronte Bielorusso il fronte tedesco si sgretolò. A parte qualche sacca il Heeresgruppe Mitte iniziò ad arretrare. Al 29 agosto in taluni punti l’avanzata sovietica era andata talmente avanti da mettere in crisi l’efficienza dei rifornimenti. Per evitare problemi i reparti russi furono fatti fermare.

A fine agosto secondo i calcoli del comando tedesco a nord si erano persi 900.000 uomini. Poco chiare furono le perdite sovietiche, ma gli analisti del comando tedesco erano certi che l’offensiva avesse causato ai sovietici perdite insostenibili. Le valutazioni dei comandi tedeschi furono categoriche: “…sicuramente su quel fronte nord i sovietici avevano perso ogni capacità di portare avanti ulteriori attacchi”. Naturalmente erano valutazioni tragicamente sbagliate.

Mentre in quell’area i sovietici rallentavano le operazioni, un altro attacco si sviluppò nelle località più sperdute dell’estremo nord del Fronte della Carelia, quasi sull’oceano Artico. Il 14.o ed il 19.o Corpo attaccarono le truppe da montagna tedesche del 20. Gebirgs-Armee.

In neanche un mese le unità tedesche furono ricacciate oltre il confine norvegese. Il 19 ottobre 1944 il governo finlandese firmava con i sovietici un armistizio.

A fine ottobre, più a sud, anche Estonia, Lettonia e gran parte della Lituania venivano occupate dai sovietici. L'Heeresgruppe Nord, quello che restava di 25 divisioni, circa 250.000 uomini finirono imbottigliati nella vasta penisola di Curlandia, tra il Golfo di Riga e il Mar Baltico. Quelle divisioni furono lasciate li a presidiare il nulla, a “resistere”, ad esercitare una “potenziali minaccia alle spalle dei sovietici”.

Quei 250.000 uomini, sempre più a corto di rifornimenti, restarono li inutilmente assediati e bombardati dai sovietici sino alla fine del conflitto quando vennero internati nei campi di prigionia. L'Heeresgruppe Nord era allora comandato dal Generaloberst Ferdinand Schörner fedelissimo seguace di Hitler e noto per la sua durezza.



La caduta di Romania, Bulgaria, Grecia e Jugoslavia.



L'Heeresgruppe Südukraine, composto da 23 divisioni rumene e 21 divisioni tedesche, era dalla metà di luglio agli ordini del Generaloberst Johannes Frießner, cacciato poco prima da Hitler dal settore d’operazioni del nord. Lo spostamento in quell’area dell’ufficiale che Hitler stimava ben poco è la conferma del fatto che quella la si ritenesse una parte “tranquilla” del fronte.

Sulla parte più meridionale dell'Heeresgruppe Südukraine, il 20 agosto 1944, il II.o Fronte Ucraino del Generál Ármii Malinovsky ed il 3.o Fronte Ucraino di Toulbukhin aprirono un terrificante fuoco di copertura. 15.000 tra cannoni e Katyusha con l’accompagnamento spietato degli aerei d’assalto dell’aviazione tattica. Tutta l’area compresa tra la costa del Mar Nero e le propaggini meridionali dei Carpazi fu sconvolta. Quando le artiglierie e gli aerei si acquietarono, 95 divisioni di fanti e 7 brigate corazzate sovietiche piombarono sui tedeschi e sui rumeni ancora istupiditi dalle bombe.

La sera stessa di quel 20 agosto rumeni e tedeschi erano già in rotta. Il 23 agosto , vista l’entità della sconfitta, Michele I, Re di Romania fa arrestare il Marelui Ion Antonescu, capo del governo filo nazista ed il giorno dopo firma l’armistizio con i Sovietici e rompe le relazioni diplomatiche con la Germania.

Hitler è scandalizzato dal comportamento rumeno ed ordina alla Luftwaffe di bombardare Bucarest. Per tutta risposta il 25 agosto 1944 la Romania dichiarava guerra alla Germania e si alleava con i Sovietici.

Con i primi di settembre la valanga sovietica era in Bulgaria. La nazione alleata dei tedeschi, aveva formalmente dichiarato guerra ai sovietici ma era riuscita a restare fuori dal conflitto evitando il coinvolgimento dei suoi militati a supporto delle iniziative di Hitler. Il 4 settembre con l’arrivo dei sovietici si formò a Sofia un nuovo governo che imprigionò tutti i suoi predecessori, compreso il reggente Simeone di Sassonia-Coburgo-Gotha. Il 7 settembre anche la Bulgaria si schierava con i sovietici; la decisione fu accolta con entusiasmo dalla popolazione che per comunanza culturale con la Russia aveva sempre osteggiato i tedeschi ed il governo precedente.

L’apporto bulgaro a fianco dei sovietici, anche se modesto, fu repentino e le sue 4 divisioni di fanteria e la sua divisione corazzata si impegnarono attivamente a contrastare la ritirata dei tedeschi.

Alle spalle di quanto restava dell'Heeresgruppe Südukraine erano, in Grecia e Albania, i tedeschi del Heeresgruppe E e più a nord, in Jugoslavia, il Heeresgruppe E. Questa volta lo stesso Hitler ordinò la ritirata dei due Heeresgruppe che rischiavano di essere rapidamente tagliati fuori.

I due Heeresgruppe, contrastati pesantemente da bulgari e rumeni, riuscirono per puro miracolo a ritirarsi verso nord arretrando sul fianco destro dei resti dell'Heeresgruppe Südukraine verso i confini austriaci e cecoslovacchi.

Il crollo repentino di tutta quella parte di fronte risultò per i tedeschi fatale per la perdita dei pozzi di petrolio di Ploesti in Romania. Da allora la Germania potrà solo contare sulle poche scorte accantonate, su qualche piccolo giaci­mento austriaco, e sulla costosissima benzina sintetica ricavata dal car­bone della Ruhr.

II 6 ottobre, intanto, il Generál Ármii Malinovsky, con il suo II.o Fronte Ucraino riprese l’attacco contro ciò che restava dei tedeschi del Heeresgruppe Südukraine (ridenominato dal 23 settembre Heeresgruppe Süd). L’obiettivo di Malinovsky era raggiungere rapidamente l’Ungheria.

Il terreno che il Generál Ármii sovietico aveva di fronte era l’immensa e piatta steppa ungherese, la “puszta”. Un terreno ideale per le veloci avanzate dei carri armati e su quella pianura si lanciarono gli 800 carri sovietici di 7 brigate corazzate del II.o Fronte Ucraino.

I tedeschi questa volta non si fecero sorprendere, sei divisioni corazzate contrattaccarono i russi sui fianchi in uno scontro che durò sino all’ultima settimana del mese di ottobre, poi lo scontro si esaurì. Le panzerdivision non avevano più corazzati efficienti per poter combattere.

Anche le brigate corazzate sovietiche erano ridotte male, negli scontri avevano perso oltre l’80% dei mezzi. Ma Malinovsky aveva ancora 140 carri efficienti e con quei pochi carri, affidati per lo più al 6.o Corpo Corazzato della Guardia, il 29 ottobre riprese l’attacco sgominando la 3.a Armata Ungherese e marciando su Budapest.

Hitler all’idea di dover abbandonare Budapest però non volle sentire ragioni. Bisognava resistere. Ad affrontare i sovietici il Fuhrer inviò il LVII. Panzer-Korps (General der Panzertruppen Friedrich Kirchner) forte di 4 Panzerdivision ed una Panzergranadier division. Il Panzer-Korps riuscì a rallentare i sovietici in uno scontro audace e disperato. I tedeschi combatterono finché non esaurirono le risorse (le munizioni e il carburante) allora dovettero arretrare.

Nei Balcani intanto l’avanzata sovietica consolidava l’occupazione ed il 19 di ottobre, con il supporto determinante dei partigiani di Tito, veniva occupata Belgrado.

La rapida occupazione dei Balcani liberò forze sovietiche che corsero in soccorso delle unità impiegate in Ungheria. Intanto anche alcuni corpi d’armata del 4.o Fronte Ucraino, superando faticosamente i Carpazi, arrivavano in Ungheria.

Il 29 novembre i sovietici ripresa l’offensiva raggiungevano in poche settimane Budapest. Il 24 dicembre 1944 la capitale ungherese è praticamente circondata.

Hitler si occupava personalmente dell’andamento della campagna in Ungheria. All’inizio di dicembre aveva definitivamente liquidato il Generaloberst Johannes Frießner e lo aveva sostituito con il General der Infanterie Otto Wöhler, ma in effetti era lui a menare la danza. Difatti è lo stesso che per liberare Budapest ordina alle divisioni corazzate SS "Totenkopf" e "Viking" di lasciare la Prussia orientale per correre in Ungheria.

L’anno finisce mentre le divisioni "Totenkopf" e "Viking" attraversano la Polonia per raggiungere l’Ungheria. La capacità di manovra tedesca anche quella volta fu brillante ma sulla Germania si addensano nubi sempre più nere. Sia da est che da ovest gli Alleati sono sempre più vicini al confine tedesco e la carenza di benzina e rifornimenti si faceva sentire sempre di più.



Giovanni Ludi